Il nome Rhegion
sembrerebbe derivare dal greco rhgnumi (rompere)
o dal latino regius (quindi il nome sarebbe
italico e legato allo splendore di essa),
ma forse anche da una radice indigena (significherebbe
capo, promontorio). La città fu fondata
dai Calcidesi (730-720 a.C.), al pari della
dirimpettaia Zancle (Messina), per il controllo
delle principali rotte commerciali dello
stretto. Racconta Tucidide che, dopo aver
consultato l'oracolo di Delfi, alla fondazione
comparteciparono anche i Messeni, giunti
dalla città Messena nel Peloponneso, per
ordine di Apollo ed Artemide, ed i coloni
delle due stirpi furono guidati dallo zancleo
Antimnesto. In questo modo i calcidesi si
assicurarono completamente il controllo
dello stretto. Lo stato reggino si estese
sul mare Tirreno fino al fiume Metauro e
su quello Jonio fino al fiume Halex. La
sua storia è segnata spesso da periodi floridi
come da guerre e catastrofi naturali (quali
maremoti e terremoti). Conobbe un periodo
di gloria con il tiranno Anassilao. Non
ebbe molti rapporti con le città italiote
se non quando nel 393 a.C. il tiranno siracusano
Dionisio I, dopo aver preso tutte le città
siciliane sullo stretto, minacciò i suoi
territori al fine di aprirsi un varco verso
l'Italia. La crisi si risolse con una tregua
che impose delle tasse ai reggini. D'altra
parte Rhegion disponeva di mura difensive
possenti. Frequenti invece erano i contatti
con le città calcidiche dello stretto sulla
costa siciliana. Numerose furono le guerre
che ebbe con Locri, il cui territorio confinava
con quello reggino e ne comprimeva lo sviluppo.
Nel 387 a.C. Dionigi I, dopo aver preso
Caulonia ed Hipponion, data in regalo all'alleata
Locri, attaccò di nuovo la città calabrese.
Dopo 11 mesi di assedio la città venne presa
evennero deportati a Siracusa i superstiti.
Il generale reggino Fitone che aveva comandato
la resistenza venne ucciso. La città cadde
successivamente prima nel domino romano
e poi nelle mani di Pirro. Il risultato
di questi governi fu la romanizzazione della
città e la fuga sulle montagne dell'Aspromonte
dei pochi greci rimasti in città. Ancora
oggi esistono comunità ove si parla il greco
antico: Chorio, Gallicianò, Condofuri. Tra
i suoi concittadini Rhegion annovera il
legislatore Caronda, famoso al pari di Zaleuco
di Locri, l'artista Pitagora, lo scultore
Klearchos, le cui statue sono state ricordate
anche da Plinio, l'artista Syllax, decoratore
nel Peloponneso, lo storico Ippi, il poeta
dell'amore Ibico, e forse il poeta Stesicoro,
forse nativo di Hymera, il cui vero nome
era Tisia. La ricostruzione della topografia
di Reggio greca, con i pochissimi dati a
disposizione, è quasi impossibile anche
perchè la città moderna, più volte ricostruita
dopo i terremoti, coincide con la città
antica e i suoi sobborghi. Estesa tra VI
e V secolo a.C. per circa 70 ettari, dell'impianto
urbano coloniale si conoscono tratti delle
mura di cinta, conservati in via Marina
e sui rilievi collinari (collina degli Angeli
e collina del Trabocchetto), scarsi resti
di edifici pubblici monumentali e sacri
(area Griso-Laboccetta e Prefettura), i
resti dell'odeon/ecclesiasterion, l'abitato,
numerose cisterne (legate al problema dell'approvvigionamento
idrico delle zone collinari della città),
le principali necropoli e, per il periodo
romano, vari impianti termali, tra cui quelle
della Via Marina, e l'area del foro (attuale
Piazza Italia). Di particolare rilevanza
per le conoscenze topografiche della città
greco-romana era l'area di Reggio Lido,
con stratificazioni edilizie che dal periodo
greco arcaico giungevano all'età imperiale
romana e oltre, fino al periodo bizantino,
non conservati per i lavori della stazione
di Reggio Lido e il raddoppio ferroviario.
|