Ireneo
non si arrende. La parabola discendente
dell’ex Patriarca di Gerusalemme e' ancora
costellata da misteri e grandi dubbi.
Un evento indiscutibilmente paradossale
quello della sua radiazione, perché non
previsto dalla legge giordana che permette
di dichiarare decaduto un Patriarca qualora
sia infermo di mente o abbia commesso
azioni contrarie alla dottrina cristiana.
In una recente lettera inviata al presidente
dell’Areopago nonché al presidente del
LA.O.S., Giorgos Karantzaferis l'“ex”
Patriarca ribadisce la sua posizione cercando
aiuto e sostegno “a favore del rispetto
delle leggi”. Non risparmia gli attacchi
Ireneo e prima ne ha per "la banda
di chierici che ha proceduto con attivita'
che vanno contro i canoni e le leggi alla
dichiarazione del mio allontanamento dalla
mia posizione nel Patriarcato"; poi
non risparmia critiche al governo greco
che avrebbe ordito il progetto del suo
allontanamento nonche' agito con gravi
pressioni sullo stesso Patriarcato di
Costantinopoli.
C’e chi e' pronto ad accusarlo di aver
svenduto per interesse intere zone della
Gerusalemme Cristiana, ma noi proveremo
a ripercorrere la storia di questi mesi
infernali per la Chiesa greca.
Tutto
comincia all’inizio di febbraio con lo
“scandalo” provocato da Apostolos Vavilis,
l’ex trafficante di droga le cui dichiarazioni
coinvolgono l’Arcivescovo Christodoulos
ed incidentalmente lo stesso Ireneo. Vavilis
sarebbe stato inviato dall’Arcivescovo
a Gerusalemme per aiutare Ireneo nella
sua “campagna elettorale” nel 2001. Fin
qui nulla di strano, a parte l’equivoca
figura dello stesso Vavilis. La situazione
pero si complica: come da un puzzle del
quale pian piano emergono tutte le tessere
sparse, si ricompone una immagine di corruzione
ed illegalita' all’interno della Chiesa.
Una esagerazione palese perché pur ammettendone
la veridicita' il coinvolgimento dei due
autorevoli personaggi non avrebbe dovuto
intaccare il valore della religione. Eppure
lentamente in Grecia la questione sembra
spostarsi su di un altro piano, quello
della laicita' dello Stato e dei rapporti
di quest’ultimo con la Chiesa. Crolla
la credibilita' dell’Arcivescovo e addirittura,
durante il giuramento del nuovo presidente
della repubblica, alcuni deputati del
Pasok e dell’estrema sinistra preferiscono
non alzarsi in segno di rispetto per l’autorita'
ecclesiastica, ma starsene comodamente
seduti.
A
Gerusalemme intanto la situazione si complica.
Il quotidiano Maariv pubblica a marzo
dei documenti dettagliati sulla vendita
da parte di Nikos Papadimas, collaboratore
di Ireneo, di edifici della citta' vecchia
a degli anonimi gruppi israeliani. Scoppia
lo scandalo. Ireneo viene costantemente
sottoposto a pressioni ma i giornalisti
non approfondiscono la questione: il bersaglio
e' il Patriarca.
Chiunque conosca la situazione del Patriarcato
di Gerusalemme sapra' delle forti tensioni
che da sempre vi sono al suo interno,
non ultimo per le grandi somme di denaro
che ogni Patriarca si trova a dover amministrare.
Timoteo e Kornelio i due sconfitti del
2001, tacciono in questi momenti, ma le
loro figure si aggirano nell’ombra del
Patriarcato. Timoteo infatti era il principale
rivale di Ireneo ed il piu' stretto collaboratore
del defunto Diodoro, mentre Kornelio era
il locum tenens nel 2001 e lo e' diventato
anche ora dopo la caduta di Ireneo. Vavilis
stesso aveva accusato Ireneo di aver speso
400.000$ per inscenare una campagna denigratoria
contro Timoteo, il piu' temuto e potente
esponente del Sinodo. Nello stesso 2001
Ireneo aveva subito un attentato, motivo
per il quale aveva fatto installare le
telecamere nel patriarcato ed aveva assunto
delle guardie private. Come si evince
anche dal recente libro di Elisa Pinna
(Tramonto del Cristianesimo in Palestina,
ed. Piemme) tra i principali sospetti
mandanti dell’attentato c’era proprio
Timoteo. Ireneo non ha mai rinunciato
al proprio trono in primo luogo perché
e' illegittima la sua destituzione giacche'
e' dal dominio ottomano che un patriarca
non veniva rimosso ed allora cio' accadeva
per ragioni politiche. In secondo luogo
Ireneo ritiene di essere al centro di
un complotto massonico ordito dai nemici
della Chiesa, da coloro che non hanno
ancora dimostrato la veridicita' di quei
documenti di vendita, ma hanno realizzato
una campagna mediatica le cui conseguenze
non ricadono solo sul Patriarca ma sull’intera
Chiesa Ortodossa. Non sara' poi un caso
se parallelamente a questa campagna per
la sua destituzione si muovono in Grecia
forze ostili alla Chiesa ed e di poche
settimane fa la proposta avanzata da un
autorevole membro del Pasok e ribadita
da un esponente di Nea Democratia, di
eliminare icone e crocifissi dagli istituti
pubblici.
Una
offensiva che non accenna a placarsi e
che sembra accuratamente ordita per andare
incontro a taluni canoni dell’Unione Europea
che da anni invita nazioni come la Grecia
a rompere i legami con la Chiesa.
Se, fra l’altro, Ireneo avesse affittato
o venduto quegli edifici avrebbe adempiuto
ad una sua prerogativa come l’amministrazione
dei beni ecclesiastici. Ed allora perché
costringerlo alle dimissioni? La Fratellanza
del Santo Sepolcro ed il Sinodo del Patriarcato
avevano ormai deciso di dichiararlo decaduto,
non sappiamo ancora su quali basi, forse
con la forza della violenza che abbiamo
visto apparire sugli schermi televisivi
greci agli inizi di maggio e che viene
confermata dallo stesso Patriarca nelle
sue recenti lettere? Bartolomeo ha deciso
di conseguenza di evitare uno scisma ma
non ha risolto il problema.
La vicenda di Ireneo ci ha fatto scoprire
le ombre profonde nelle quali e' piombato
il Patriarcato. Lui, uomo della pace,
fedele servo di Cristo sara' davvero l’uomo
assetato di potere che certi media ci
hanno descritto?
Francesco
Colafemmina
1 Luglio 2005