Alle origini della
letteratura arcaica sta la poesia omerica
costituita da due grandi poemi, l'Iliade
e l'Odissea, nei quali si esprime la visione
della civiltà archea feudale e
cavalleresca impersonata nelle grandi
figure eroiche di Achille, Agamennone
ed Ulisse. Il primo poeta europeo ed il
primo personaggio storico dell'occidente
è Esiodo con la sua opera più
significativa "Le opere e i giorni".
Verso la fine del IV secolo, accanto alle
prime manifestazioni di una modesta prosa
letteraria ionica, nasce ad Atene la grande
poesia del dramma attico (tragedia, commedia),
che per tutto il V secolo dette una copiosa
produzione di altissimo valore poetico,
grazie soprattutto all'opera di Eschilo,
Sofocle, Euripide,
Aristofane.
Insieme con la grande poesia drammatica
fiorisce la storiografia (Tucidide), la
sofistica, la speculazione filosofica-morale
di Socrate, la prosa filosofica e scientifica.
Esaurita la poesia drammatica con la fine
della potenza di Atene, sopravvive la
prosa, la storiografia, la retorica la
prosa scientifica e soprattutto l' orera
letteraria di Platone e la speculazione
di Aristotele e della sua scuola. Dopo
le conquiste di Alessadro Magno inizia
la civiltà ellenica. Rimane così
la poesia nelle sue forme antiche (epos,
elegia, epigramma, poema scientifico-didattico),
ma profondamente innovate negli spiriti.
Nasce per la prima volta la cura filosofica
ed energetica degli antichi testi e compaiono
le prime edizioni critiche dei grandi
poeti e prosatori antichi con i commentari,
di cui rimangono scarse ma preziose reliquie
attraverso la scoliografia medievale.
Ed è questa l'applicazione della
mentalità scientifica, che nel
campo della scienza dà un nuovo
sviluppo alla matematica, all'astronomia,
alle scienze naturali, alla geografia
e alla meccanica.
La Civiltà bizantina continua quella
ellenistica senza alcuna rottura e Bizanzio,
con la sua università imperiale,
sarà l'unico centro politico e
culturale e tutta la cultura graviterà
intorno alla Chiesa e all'Impero. Si sviluppano
la poesia religiosa (che ha la sua più
alta espressione in Romano il Melode e
nell'Inno Acatisto), l'epopea bizantina
di Digenis Acritas, l'agiografia, le opere
filosofiche (tra cui meritano di essere
menzionate quelle dei fratelli Tzetze,
di Eustazio, di Maximus Planude, e di
Moschòpoulos, la storia (Leon Diakomis,
Michail Psellos, uomo politico, filosofo,
storico e teologo che ha apportato un
rinnovamento culturale nell'opera multiforme)
e la musica bizantina. Degni di nota sono,
inoltre, Gemisto's, Pletone,e Bessarione,
che portano anche in Italia il loro interesse
per il modo ellenico ed in particolare
per il neoplatonismo.
La conquista della Costantinopoli nel
1453 rapressenta un terribile colpo anche
per le lettere greche. La continuità
letteraria viene salvata in questo periodo
dalle isole. Più ricca è
la produzione di Creta, favorita dalla
Signoria di Venezia. Vincenzo Cornaro
scrive l'epos "Erotocrito". Creta ha pure
un suo teatro: drammi, misteri, tragedie
(l'Erofile di Kortazis) e il dramma
pastorale Ghiparis. Nelle isole Ionie,
che non vengono mai occupate dai turchi,
fioriscono poesia, storia, e teatro. Nel
1823 Dionisios Solomo's scrive il suo
famoso "Inno della Libertà", fervida
voce iniziale del Risorgimento Ellenico.
Andreas Calvos ne imita le Odi. La moderna
prosa greca, inaugurata da A. Koraìs,
è innalzata a livelli notevoli
da S. Xenòs.