C’era una volta l’isola dei miliardari

La metà delle prestigiose boutiques presenti in odòs Kennedy, la strada del passeggio e dello sfarzo di Nicosia, sono mestamente chiuse. Lì dove c’erano marchi mondiali come Armani o Versace oggi campeggiano scritte di vendesi o di affittasi, che i proprietari sono ben consci rimarranno inevase.
Ioannis Eliades è il direttore del museo Bizantino Makarios III di Nicosia, (il più giovane della storia del museo), ospitato nelle gallerie dell’Arcivescovado. Custodisce circa duecentocinquanta icone datate tra l‘800 e il 1700, preziose non “soltanto dal punto di vista artistico ma anche morale ed affettivo“, rivela con una punta di orgoglio e di amarezza, dal momento che la sua casa natale si trova nella parte della capitale occupata da 50mila militari turchi. E rivederla, ammette, è sempre una ferita aperta. Come una ferita aperta è constatare oggi che i bancomat sono ancora avari di banconote e molti sono i cittadini rimasti a secco.
“Questi giorni mi ricordano l’invasione turca del ‘74”, racconta Michalis, titolare di una taverna proprio a due passi dal filo spinato che divide in due l’isola e a solo un metro dal gabbiotto dove c’è ancora un militare greco che fa la guardia impassibile. Quella notte, ricorda, fu tutto rapido e improvviso, tutti pensavano di poter far ritorno alle proprie abitazioni dopo poche ore, “e invece…”.
Ma come si è arrivati a questo punto? Secondo Dimitri Deliolanes, corrispondente in Italia della tv di stato greca ERT c’è il tentativo di distruggere Cipro come centro di intermediazione finanziaria, per convogliare i capitali russi verso altre banche molto più controllabili da parte tedesca, come alcuni istituti del Baltico, dell'Austria o del Lussemburgo. Insomma, riflette, “che non passino del sud del mediterraneo, in quanto capitali desiderati da molti. Si pensi che per arrivare a questo punto hanno persino utilizzato l'arma della calunnia sul presunto riciclaggio adducendo un’informativa dei servizi”.
Fonte: Il Giornale del 20/3/13
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