Cipro, la rapina in banca di Bruxelles mette paura anche all’Italia

Poi l’annuncio del voto del parlamento di Nicosia, in prima battuta previsto per lunedì, ma poi spostato a martedì per via delle drammatiche conseguenze che ciò potrebbe provocare. Con teleconferenze fiume che si stanno svolgendo in queste ore tra i ministri ciprioti, funzionari della Bce e anche il governo di Mosca. Con un’indiscrezione che vorrebbe la russa Gazprom in prima fila per i futuri profitti legati ai giacimenti sottomarini che a Cipro abbondano nella ZEE, da utilizzare come moneta di scambio per i correntisti tassati, anche se dalla stessa Gazprom arriva una smentita ufficiale, nonostante fonti locali confermino gli avvenuti contatti.
Si tratta di un pericoloso precedente ma anche di un segnale che la Germania ha voluto dare in vista delle elezioni teutoniche del prossimo settembre. Si pensi che il pil dell’isola è di appena sette miliardi di euro, un’inezia per i numeri continentali, solo alla Grecia sono stati prestai 240 miliardi di euro. E se l’ammontare del prestito in questione è di dieci miliardi appena, a fronte di una richiesta di diciassette, si comprende bene come la situazione sull’isola sia già abbondantemente compromessa, anche in riferimento ai riverberi russi della questione. A Cipro vi sono numerosi correntisti che fanno riferimento a Mosca, di qui il disappunto di Vladimir Putin per il gesto europeo, una primizia in assoluto. Secondo Moody's la decisione per Cipro porta “turbolenze per l’intera Eurozona, per promuovere altri obiettivi politici”. Mentre per il Financial Times la virata europea su Cipro è un “tradimento”.
Ma il punto è un altro: se per aiutare chi è in difficoltà gli si tagliano entrambe le mani, allora in discussione è l’intero principio dello stare assieme. Per questo viene spontaneo riflettere sul fatto che la chiesa come l’Europa non funziona più, per questo occorre un cambio di passo. Papa Francesco l’ha fatto. Ma Bruxelles?
Fonte: Gli Altri del 18/3/13
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